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La Grotta
di San Michele è un piccolo santuario rupestre ricavato in una grotta,
ed è circondato dai boschi del Monte Tancia. Si pensa che originariamente
la grotta fu un luogo dedito alla dea Vacuna, divinità Sabina delle
acque e dei boschi, lo testimonia una figura femminile scolpita in una stalattite,
scomparsa da 25 anni.
La cristianizzazione della grotta è strettamente collegata ad una
leggenda, che racconta come, nel IV secolo d.C., la zona venne devastata
da un drago il quale trovò rifiugio nella grotta. Papa Silvestro,
pregando una notte sul Monte Soratte, vide due angeli accompagnati da fulmini
scendere dal cielo per sconfiggere il drago. L'otto maggio si recò
alla grotta con una folla di fedeli e la consacrò a S. Michele. Nei
secoli seguenti sorse intorno alla grotta un monastero. Per arrivare alla
Grotta, si passa su un sentiero che si inerpica leggermente nel bosco via
via più fitto. Il sentiero porta ad un piccolo pianoro posto sotto
una ripida parete rocciosa.
Ai bordi del pianoro, ci sono i resti, semisommersi dalla vegetazione, delle
case dei frati dell'eremo di San Michele, al quale si accede attraverso
una ripida scalinata scavata sul fianco della montagna, che conduce sino
al piccolo terrazzo antistante la grotta. Nella grotta c'è un altare
sovrastato dal ciborio, costituito da due colonne e rivestito da due strati
di affreschi. Sull'archivolto del ciborio il busto del Cristo è circondato
dai simboli apocalittici dei 4 evangelisti, mentre sul fondo della lunetta,
al di sopra dell'altare, si trova l'immagine della Madonna con il Bambino; |