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Il toponimo Vacone
(Fanum Vacunae) deriva, secondo l'interpretazione più seguita,
dalla Dea Vacuna, divinità Sabina il cui culto era collegato
ai boschi, alle acque, al naturalismo silvestre. Sul suo territorio
numerosi sono i resti di età romana, tra i quali spicca la
struttura della villa del grande Poeta latino Quinto
Orazio Flacco. |
La
presenza della vicina Fonte Bandusia (Fons Bandusiae), il Pago (Pagus)
e la nitida vista del monte Soratte, fanno riconoscere in questi luoghi
il fundus donato da Mecenate al Poeta nel 33 a.C.. Le prime notizie
del castello di Vacone risalgano al 1027 quando, Susanna, con il consenso
del marito Attone, donò al monastero tutto ciò che aveva
ereditato dal padre Landolfo e dalla madre Tassia nel castello di
Vacone. |
Il castello cadde
agli inizi del XIII secolo, in potere di una famiglia nobile romana
(Ogdolina) ma la popolazione reagì violentemente all'imposizione
del dominio signorile tanto da spingere Papa Gregorio IX a riacquistare
i diritti del castello di Vacone, in modo da restituire pace e quiete
al castello, ma anche all'intera Sabina. |
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Il
castello passò poi agli Orsini nel 1364 che successivamente
lo lasciarono in eredita ai Caetani, che a loro volta lo vendettero
al Conte Gasparo Spada. Il dominio di Gaspare Spada su Vacone fu costellato
da una serie di vessazioni inflitte agli abitanti, obbligati, tra
l'altro, a contribuire alle spese per la costruzione del palazzo baronale.
Alla sua morte, avvenuta in Roma nel 1624, gli successe la vedova
Virginia Mattei. Il castello fu poi venduto ai Caccia di Sant'Oreste,
dai quali passò al marchese Angioletti. Il nobile bolognese
nel 1658 la vendette a Guido Vaini, successivamente alla morte di
quest'ultimo, il castello venne venduto al nobile reatino Antonio
Clarelli. Il 18 novembre del 1816 il marchese Antonio Clarelli rinunciò
ai suoi diritti feudali su Vacone che, con 283 abitanti, divenne appodiato
di Torri tornando Comune autoctono nel 1827. |
Si ringrazia il
Comune di Vacone per la gentile concessione dei testi. |